Nato a Faenza nel 1608, nella sua breve vita Evangelista Torricelli diede importanti contributi ai fervori scientifici del suo tempo. Tra questi, l'ampliamento dei primi concetti di calcolo infinitesimale introdotti da Bonaventura Cavalieri (ca. 1598-1647), discepolo come lo stesso Torricelli di Galileo Galilei (1564-1642). Bonaventura, nella sua Geometria degli indivisibili riprendeva da Archimede (ca. 287-212 a.C.), l'idea di ricavare la misura delle aree e dei volumi dal raffronto degli indivisibili rettilinei di cui esse sono composte. Torricelli aggiunse al concetto degli indivisibili rettilinei quello degli indivisibili curvi, continuando, tra l'altro, a ricorrere comunque al metodo classico detto di "esaustione" per il calcolo di aree e di volumi.
Nominato dal granduca di Toscana successore di Galilei alla morte del maestro, Torricelli divenne famoso in Europa nel 1643 per i risultati ottenuti nello studio della cubatura del solido hyperbolico acutissimo: un solido infinitamente lungo generato dalla rotazione di un ramo di iperbole attorno al suo asintoto, di cui riuscì a calcolare il volume finito applicando il metodo degli indivisibili curvi.
Impegnato anche in studi di fisica, oltreché di matematica, Torricelli è passato alla storia come l'inventore del barometro, alla cui realizzazione è connessa la scoperta della pressione atmosferica e la disputa sul vuoto. Anche se altri studiosi avevano tentato di mettere a punto questo strumento, Torricelli ci riuscì grazie ad accurati calcoli matematici di «perpendicoli» e «gravità in specie» che lo indussero a capovolgere all'interno di un recipiente pieno d'acqua una colonna di mercurio, o «argento vivo», e non una colonna d'acqua come altri avevano fatto. In una famosa lettera a un suo allievo, Michelangelo Ricci, scritta l'11 giugno 1644, Torricelli così descrive la sua esperienza: «Per mostrare che il vaso fusse perfettamente voto, si riempieva la catinella sottoposta d'acqua [...] et alzando il vaso a poco a poco, si vedeva quando la bocca del vaso arrivava all'acqua, descender quell'argento vivo dal collo, e riempirsi con impeto horribile d'acqua fino al segno... », e poi ancora «questa forza che regge quell'argento vivo contro la sua naturalezza di ricader giù, si è creduto fino adesso, che sia stata interna nel vaso [...] ma io pretendo che la sia esterna, e che la forza venga di fuori [...] che (l'argento vivo) si equilibri colla gravità dell'aria esterna, che lo spinge? L'acqua poi in un vaso simile, ma molto più lungo, salirà quasi fino a diciotto braccia...».
Al fatto che l'acqua non poteva sollevarsi oltre a una certa altezza, come osservavano i costruttori di pompa dell'epoca, aveva rivolto l'attenzione Galileo che, nei Discorsi, aveva sostenuto essere la forza del vuoto a provocare quel fenomeno. E il valore della resistenza del vuoto era dato dalle 18 braccia di cui parla Torricelli nella lettera a Ricci. Torricelli, a differenza dei suoi contemporanei, ebbe il merito di studiare il fenomeno utilizzando il mercurio che, essendo pi├╣ denso dell'acqua, si innalzava a un'altezza proporzionalmente inferiore rispetto a quella dell'acqua. Con ci├▓ mise in rilievo la funzione della pressione atmosferica e l'importanza delle differenze di valore di essa.
Dopo la morte di Torricelli, avvenuta prematuramente a Firenze nel 1647, l'esperienza barometrica torricelliana sarà ripresa in Francia dal filosofo e matematico Blaise Pascal (1623-1662): nel 1648, con l'esperimento di Puy de Dome, egli confermò gli assunti dello scienziato italiano, constatando che l'altezza della colonna di mercurio diminuiva man mano che si saliva sulla montagna.